Giovani Promesse: Recensione di Primera, il nuovo disco di Andrea Pica

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Andrea Pica Primera, recensione del disco
Andrea Pica Primera, recensione.

Oggi parliamo di Andrea Pica, una giovane promessa italiana, un chitarrista rock davvero interessante che ha appena realizzato il suo album strumentale: Primera.

Pica è un chitarrista preparato sia sul versante classico che su quello elettrico (i diplomi conseguiti alla Lizard e all’Accademia di Santa Ceclia la dicono lunga sulla completezza della sua formazione), attivo non solo come solista, ma anche come membro del gruppo rock Dealma, una band che ha riscosso consensi anche fuori dal nostro paese.

Primera è un album che Andrea Pica ha realizzato non solo limitandosi a suonare la sua amata chitarra, ma anche prendendosi carico in prima persona del processo di mixaggio e produzione. Il risultato è senz’altro buono, anche se un produttore più esperto avrebbe forse potuto valorizzare ulteriormente il suo suono in termini di risalto e forza d’urto.

Foto di Andrea Pica, Primera
Foto di Andrea Pica

Il disco è composto di sette tracce, tutte costruite con sapienza ed equilibrio; basate dal punto di vista compositivo sulla contrapposizione di due sezioni o spunti melodici contrastanti. Lo stile chitarristico sembra avere come punto di riferimento i dischi solisti di Steve Morse e Eric Johnson, anche se il virtuosismo è piuttosto un’appendice che una parte fondamentale dell’album.

E qui viene a mio avviso uno dei meriti principali di Pica: la capacità di creare fraseggi e melodie di grande impatto comunicativo, che prevalgono sulla volontà di esibire la bravura tecnica e virtuosistica (che comunque c’è).

Il talento principale di questo promettente chitarrista consiste infatti proprio nella vena melodica, che si traduce nella creazione di temi affascinanti, ispirati e densi di lirismo (spesso motivi costruiti su poche note, ma collocate al punto giusto e con grande feeling).

Basti pensare alla title song Primera, un pezzo basato su due belle melodie di carattere contrastante, oppure a Love behind the curtain, brano meditativo che con i suoi limpidi arpeggi evoca un’atmosfera quasi eterea.

Anche Tunnel ha i suoi bei momenti di lirismo, peccato per il finale, un po’ troppo sbrigativo. Nella versione live, Pica ha aggiunto un bel fraseggio dove sfoggia tutta la sua bravura nell’uso di tecniche quali tapping e sweep picking (potete ascoltarla qui sotto).

Hit and Run Drunk Driver è invece il pezzo dove predomina la propulsione ritmica; è qui che le capacità virtuosistiche di Andrea Pica sono messe maggiormente in mostra (sempre senza sfociare nell’autocompiacimento edonistico e fine a se stesso).

La propulsione ritmica è protagonista anche nel pezzo più funky del disco, Nien Choo, in cui Pica lavora maggiormente sul suono e sulle variazioni timbriche. Bella anche Eritma, dove la suddetta tensione al lirismo si fonde con l’irregolarità ritmica, creando un risultato davvero interessante.

Ad accompagnare Pica nel disco ci sono Pete Riley, un batterista che può vantare collaborazioni con personaggi del calibro di Paul Gilbert e Keith Emerson, Daniele Cabras, bassista in Primera, Tunnel e Nièn Choo, e Carlo Mazzoccu, che suona le parti di djembé su Love Behind The Curtain. Il resto del disco e gli strumenti nelle altre tracce sono interamente suonati da Pica, che, oltre a dimostrarsi un eccellente chitarrista, veste egregiamente anche i panni del multistrumentista.

Ascoltando l’album forse qualcuno potrebbe sottolineare che la musica di Andrea Pica non porta in fondo novità sostanziali rispetto ai grandi guitar players del passato. Forse è vero, ma Primera è un album di un chitarrista che ha qualcosa di bello e profondo da comunicare e questo rende l’ascolto davvero una bella esperienza.

Complimenti ad Andrea!

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lorenzo puliti

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