Celebration Day: cronaca di un concerto… al cinema!

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Led Zeppelin Celebration Day
Robert Plant nel film concerto Celebration Day dei Led Zeppelin. Londra, 10 dicembre 2007.

Era il 10 dicembre 2007. Era la sera del concerto che milioni di persone attendevano da tempo. Proprio quel giorno infatti i Led Zeppelin, a 25 anni dalla loro ultima avventura discografica (Coda, rilasciato peraltro quando la band si era già sciolta da due anni), si riunirono per un live show alla O2 Arena di Londra. La richiesta di biglietti andò ben oltre le aspettative, più di 20 milioni di prenotazioni in 48 ore, e costrinse gli organizzatori a procedere con il sorteggio per assegnare i 21000 posti disponibili. Un evento che resta tutt’ora nel Guiness dei primati come maggior richiesta di biglietti per una singola esibizione dal vivo.

Ieri sera, a 5 anni da quello storico concerto, si è tenuto il fatidico Celebration Day, un evento che ha visto la proiezione di quel concerto in tutte le sale cinematografiche del mondo. Finalmente tutti i fan esclusi dal sorteggio (e non solo quelli) sono stati accontentati.

Spinto dal desiderio di rivedere Plant e compagni sul palcoscenico e dalla curiosità di scoprire che effetto può sortire un concerto rock al cinema, sono andato a vedere Celebration Day ed è stata davvero una bella esperienza.

Robert Plant non strilla più come ai vecchi tempi ma è sempre dentro il pezzo, lo interpreta nel suo solito modo passionale e pieno di trasporto; è impossibile non lasciarsi trascinare dal suo carisma. Due i momenti da brivido, i finali di In my time of dying e Since I’ve been loving you, pezzi che ti fanno saltare dalla sedia, anzi dalla poltrona del cinema.

Che dire di Jimmy Page? Se non avesse i capelli bianchi potremo dimenticarci che sono passati tanti anni. Lo stile e il feeling sono sempre gli stessi. Grande il sound e il fraseggio, mentre l’archetto rispolverato in Dazed and confused è un colpo al cuore per i più nostalgici. Qualche imprecisione a dire la verità si è sentita, ma questo non è mai stato un problema per il guitar hero dall’alone più mistico degli anni ’70: “La tecnica non conta, io mi occupo di emozioni”.

John Paul Jones continua a destreggiarsi in modo magistrale fra basso e tastiera con quell’aria da ragazzino che si diverte ancora a 66 anni. La sua tastiera conquista la scena in No quarter, uno dei momenti più toccanti della serata, e il suo contributo al basso è sempre di grande personalità (si veda ad esempio Ramble on).

Con Jason Bonham, figlio del compianto John, veniamo invece alle note dolenti. La sensazione è di un batterista che voglia fare troppo. Con la sua voglia di picchiare come un dannato e infilare passaggi e rullate ovunque sembra dimenticare che il suo compito, come quello di ogni buon batterista, è innanzitutto sostenere ed enfatizzare i passaggi importanti delle canzoni.

Led Zeppelin, foto da Celebration Day
I Led Zeppelin durante il concerto di Londra del 2007.

L’invadenza a tratti del figlio di Bonham non ha comunque impedito di godersi un grande evento. I Led Zeppelin, che saranno presto premiati con i Kennedy Center Honors, sono sempre in grado di fare grandi concerti, e se fanno questo effetto al cinema figuriamoci dal vivo.

Vedendoli mi è tornata in mente una frase di Robert Plant che descrive in modo sintetico che cos’è un loro concerto: un tentativo di raggiungere l’assoluto, di azzerare la distanza fra la terra e il cielo, fra il finito e l’infinito, il loro stesso tentativo di costruire “una scala per il paradiso”. Una sorta di rito che accomuna anche altri grandi concerti rock:

Ecco le parole di Plant: “Ciò che accade non è semplicemente una questione di musica, è una relazione che trasporta la musica da un livello terreno a qualcosa che è quasi al di sopra di… è così che mi piace immaginarla”

Qui sotto potete vedere la conferenza stampa rilasciata dal gruppo il 21 settembre 2012. Celebration Day è già prenotabile in CD, vinile, DVD, Blu-Ray ed edizione digitale.

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lorenzo puliti

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